La Tabernanthe Iboga è una pianta dell’Africa centro-occidentale (Gabon, Camerun, Zaire e Congo) usata dalle popolazioni locali per gli effetti curativi e durante riti sacrali e divinatori all'interno di culti sincretici; studiata e analizzata fuori del continente africano agli inizi del 1900 in Francia. A forti dosi è un allucinogeno, mentre a dosi basse è uno psicostimolante con impiego simile a quello del khat o delle foglie di coca. Nel 1980 Beal (Beal,che e’ stato un precursore delle cure alternative e sperimentali per le tossicodipendenze, si e’ opposto a qualsiasi tabù legato alla ricerca scientifica) iniziò con Howard Lotsof il progetto per rendere l’ibogaina disponibile ai tossicodipendenti, essendo una sostanza utile per interrompere la dipendenza e nel 1999 fu il co-promotore della “First International Ibogaine Conference” a New York.
Questa sostanza ha scatenato un certo movimento nel campo scientifico. Colui che protese in avanti la ricerca fu appunto, un ex-consumatore di New York, Howard Lotsof: dopo averla provata per puro caso e uscendo senza sofferenza da anni e anni di dipendenza da ogni tipo di droga, cominciò seriamente a studiarla per offrire una soluzione concreta a tutti coloro i quali avessero voluto tornare a vivere dopo l'annientamento subito a causa delle droghe, offrendo un'opportunità per ricominciare. Ottenne nel 1985 il brevetto come "Farmaco per interrompere la dipendenza dagli oppiacei" e nel 1986 quello per la disintossicazione dalla cocaina, dall’alcool e dalla nicotina; soddisfatto di questo successo, Lotsof cercò di raccogliere finanziamenti da organizzazioni benefiche ma non arrivò ad ottenere nulla: a nessuno importava aiutare i tossicodipendenti. Nel 1987 creò una società senza scopo di lucro, la “NDA International”, riuscendo così a scuotere il mondo scientifico; ma non ottenendo la sperimentazione clinica Lotsof scoraggiato si trasferì a Panama dove potè avviare la terapia, chiedendo però cifre considerevoli. Almeno era soddisfatto per le persone che ne uscivano come "riprogrammate". Nel 1991 il NIDA statunitense (Istituto Nazionale per l'abuso di droghe) prese in considerazione l'ibogaina per valutarne la sicurezza e l'efficacia all'interno di possibili protocolli di trattamento.
Nel 1993 la prof.ssa Mash, dell'Università di Miami al Dipartimento di Neurologia e Farmacologia Molecolare e Cellulare fu incaricata di portare avanti questa ricerca (l'unica sul territorio Statunitense); intervistata, la dott.ssa sostenne l'alta importanza della sostanza, la capacità di disintossicazione indolore nei 80%-100% dei casi e sottolineò il fatto che l'ibogaina non creava alcuna dipendenza, e per questo sarebbe potuto diventare il farmaco vincente contro i diversi stadi di tossicodipendenza. Continua la dott.ssa Mash: "L'ibogaina, bloccando l'attività della dopamina (ritenuta responsabile del meccanismo di dipendenza dalle droghe) e agendo anche sull'umore generale elimina la depressione che accompagna la crisi d'astinenza; negli Usa c'è tanta ostilità nel mondo medico-scientifico verso tale sostanza perché ritenuta non una scoperta scientifica ma come proveniente dai gruppi self-help (dagli ex tossicodipendenti) e questo basta per far vedere l'ibogaina in modo piuttosto negativo. Troppi tagli alla spesa pubblica, un'alta superficialità stanno strangolando la ricerca e non lo ritengo giusto. Infatti il Governo federale non finanziò più il programma di ricerca e nel 1995 la prof.ssa Mash dovette abbandonare gli studi di ricerca questo per la morte sospetta di una giovane tossicodipendente olandese che durante il trattamento assunse una dose di eroina morendo per overdose, perché l'ibogaina annulla la tolleranza sviluppata verso la sostanza . Fu intervistato anche il chimico che scoprì l'Lsd: "l'ibogaina è un potente detossificante di tutto il corpo che aumenta il livello di enzimi legati al metabolismo rendendolo più attivo; il metabolismo va così a eliminare le tossine molto più velocemente scacciando la tossicodipendenza per almeno due mesi, periodo in cui il paziente viene seguito da psicologi e si impegna ad uscirne totalmente".Tuttora negli Usa rimane una sostanza illegale.
È il 1962 quando Mark Lotsof scopre l’ibogaina, l’alcaloide estratto dalla pianta di Iboga. Da allora il giovane americano ha passato la sua esistenza a dimostrarne l’efficacia disintossicante contro gli oppiacei. «Allucinogeno, tossico e illegale» sostiene invece il Governo Usa che, dopo i primi test, blocca le sperimentazioni. Ma secondo Lotsof la verità è un’altra..
L'Ibogaina toglie ogni tipo di assuefazione e astinenza per chi usa ogni tipo di droga, metadone, vari tipi di farmaci, benzodiazepine, alcool, nicotina, ect.
Dopo che fai la cura con l'ibogaina il cervello e il corpo risultano “puliti”. Praticamente ripulisce/disintossica il cervello e il corpo da molte sostanze , non solo droghe.
L’ibogaina è una tra le sostanze più “discusse”, nonostante questo è difficile reperire materiale scientifico attendibile e autorevole. Le ricerche condotte non sono molte. Pensiamo un attimo a che perdita subirebbero i grandi narcotrafficanti e le grandi case farmaceutiche, se si divulgasse l'ibogaina..
Il business della droga e dei farmaci e troppo grosso e ci sono troppi interessi di mezzo per dar spazio all'ibogaina! attualmente non è possibile prendere una posizione chiara, soprattutto per operatori che lavorano nel campo delle dipendenze. L’augurio è quello che la ricerca scientifica recuperi un serio interesse per lo studio della sostanza e delle sue possibili applicazioni.
La storia del rapporto fra l'uomo e i suoi stati modificati di coscienza dimostra come alcuni comportamenti accompagnino l'uomo da sempre.
La modificazione dello stato di coscienza, oltre a presentarsi in casi forse malamente definiti "spontanei", viene indotta attraverso un ampio spettro di tecniche, che l'uomo ha via via scoperto ed elaborato nel corso della sua storia.
In tutto il mondo sono diffuse piante e funghi, il cui consumo induce nell'uomo allucinazioni e visioni, accompagnate da profondi stati emotivi, "illuminanti" e "rivelatori", e in tutti i cinque continenti sono esistite e continuano a esistere culture che utilizzano questi particolari vegetali come strumenti per trascendere la realtà ordinaria e per comunicare con il mondo degli spiriti e degli dei, con l'aldilà, con l'Altro. La maggior parte di queste piante rientra nel gruppo dei cosiddetti allucinogeni, noti anche come psichedelici ("rivelatori della mente") o come enteogeni ("Dio generato dall'interno"), con esplicito riferimento al fatto che lo scopo principale del loro impiego è quello di ottenere stati mentali di ispirazione religiosa, poiché considerati come un dono lasciato agli uomini dalle divinità.
Il ruolo delle piante psicoattive è sempre stato molto importante sia nel contesto religioso che in quello sociale, venendo a far parte di costumi, culti, modi di esercizio del potere e pratiche di cura. E' importante sottolineare che presso le antiche civiltà, come anche presso alcuni popoli attuali ma non ancora civilizzati, le piante sono state utilizzate e sfruttate per i loro poteri, a volte divinizzate, senza che si avesse ovviamente alcuna conoscenza farmaco-tossicologica sulla chimica dei principi attivi in esse contenuti.
Le finalità e gli usi delle sostanze chimiche in grado di modificare la coscienza da parte delle società tradizionali e dei Paesi industrializzati sono molto diversi, così come sono diversi i modi con cui le sostanze stesse sono vissute e gli effetti che ne derivano.
Queste sostanze provocano una radicale e repentina modificazione o soppressione degli ordinari confini fra reale e fantastico, cosa che può essere fonte di gioia ma anche di terrore allo stato puro. I pericoli sono appunto legati alla difficoltà di integrare l'esperienza della trasformazione del mondo interno ed esterno nella realtà ordinaria e quotidiana.
I popoli cosiddetti primitivi conoscevano molto bene questi pericoli, e non a caso consideravano queste sostanze sacre, nel significato originario della parola. "Sacro" deriva infatti dal latino sacer e indica "ciò da cui si deve stare lontani".
La storia insegna che, sempre e ovunque, l'uso di sostanze psicoattive è stato regolato da norme più o meno definite e che ogni società ha sviluppato metodi di autocontrollo nel consumo "normale" di queste sostanze, e metodi di controllo dei consumi "devianti".
Fatti anomali e imprevisti, come l'introduzione di nuove sostanze o di nuove modalità d'uso, hanno spesso determinato l'adozione più o meno improvvisata di nuove e più severe regole, fino all'estremo della proibizione. Ma la storia insegna anche che quasi mai all'aumento del controllo e della severità è corrisposta una riduzione dei comportamenti devianti. Anzi, focalizzarsi sui comportamenti più devianti per definire i sistemi di controllo e le sanzioni per la generalità dei cittadini, si è regolarmente dimostrato inutile e anche controproducente.
Domande & Risposte
Che esperienza avrò?
Questo dipende, fino a un certo punto, dallo scopo per cui l'ibogaina é stata assunta. Chi fa uso di eroina da lungo tempo non necessariamente avrà la stessa esperienza di qualcuno che cerca una soluzione per la sindrome postraumatica da stress.
40 minuti dopo l'assunzione, un ronzio nell'orecchio annuncia delle visioni di luce, flash. Dalle 2 alle 4 ore successive, questa fase di maggior intensità scompare lentamente lasciando spazio a ció che é spesso descritto come "ricomponimento biochimico del cervello" e alleviando le esperienze del passato dai loro condizionamenti emozionali.
Dalle 20 alle 36 ore dall'assunzione gli ultimi segnali di capogiro , atassia e incapacità di dormire scompariranno e il paziente sarà completamente ristabilito.
Provoca dolore?
Qualche volta puó provocare nausea. Dipendendo dalla durata della tossicodipendenza e dalla sostanza di abuso puó esserci qualche crisi di astinenza, di solito dallo 0 al 15% di ció che una persona soffrirebbe senza uso di farmaci. Queste dolori possono essere curati con gli analgesici adeguati.
Gli ex-dipendenti possono soffrire di insonnia fino a 3 settimane dopo il trattamento. Questo disturbo puó essere trattato con sonniferi senza ovviamente abusarne.
Quali sono i rischi?
Sotto una supervisione adeguata non sono mai comparse complicazioni a lungo termine. Comunque negli ultimi 30 anni ci sono stati alcuni casi fatali. Tra cui quello di una donna tedesca che si é sottoposta al trattamento in Olanda ed é morta nel periodo in cui non era seguita dallo staff. Dopo un attento esame dei dati lo psichiatra Dr. Ken Alpers di New York sostiene la teoria secondo cui la donna ha preso eroina mentre l'ibogaina era ancora molto attiva nel corpo e quindi é andata in overdose perche l'ibogaina sensibilizza il corpo agli oppiacei.
Un altra morte accadde in Svezia durante un trattamento seguito da un psichiatra che ha utilizzato l'ibogaina nonostante un grave problema di cuore del paziente...
Si diventa dipendenti dall'ibogaina?
Negli ultimi 300 anni durante i quali l'ibogaina é stata assunta dagli indigeni dell'Africa e negli ultimi 30 anni durante i quali é stata presa anche dagli Americani e dagli Europei, nessuno ne é diventato dipendente. L'ibogaina coinvolge un processo neuro-psicologico che dura piu di 12 ore e costringe il paziente a stare altre 12 ore a letto. Con questa sostanza si possono fare esperienze affascinanti e particolari ma non porta all'euforia della cocaina o dell'eroina. Contribuisce a ripristinare l'attività cerebrale e così aiuta a interrompere la tossicodipendenza invece di causarne un'altra.
Quanto dura il trattamento?
L'effetto del' ibogaina dura dalle 15 alle 36 ore a seconda della dose e del metabolismo individuale. Un tossicomane da lungo tempo dovrebbe permettersi un periodo di convalescenza dagli uno a 5 giorni dopo i due giorni di trattamento.
Cos'è importante fare prima del trattamento?
* E' importante fare una lista degli obiettivi che ci si propone di raggiungere con la seduta
* Per chi fa uso di più di una droga è importante cercare di ridurle ad una sola o al massimo due(se si tratta di antidepressivi, per esempio)
* Ridurre la quantità di droga assunta al minimo possibile. Specialmente se si tratta di metadone, è utile diminuire la dose quotidiana prima del giorno del trattamento.
* Trovare una persona di fiducia o uno psicoterapeuta per iniziare o/e continuare a lavorare sul “IO” del presente e del passato.
Cosa aspettarsi dal esperienza?
* Una disintossicazione indolore dall'80 al 100% dei casi.
* Introspezione nel subconscio
* Una guarigione delle ferite interiori di mente e spirito
* Sentimenti di libertà e autonomia
Dosi & Dosaggi
C'è una grande differenza tra la radice di iboga, l' estratto di iboga e l'ibogaina; La radice, come viene usata nei rituali Bwiti in Africa, è molto forte ma è necessario assumerne una grande quantità. I rituali Bwiti hanno bisogno di essere controllati da una persona o da un gruppo di persone ben esperte dei vari aspetti degli effetti sugli individui, e la cui intercessione sostiene e guida l'iniziato attraverso il rituale. Inoltre i rituali Bwiti possiedono un immensa forza ed efficacia riguardo al iboga, grazie alle straordinarie condizioni date dal rituale e dalla potenza della consapevolezza spirituale. Un requisito fondamentale nel trattamento è che l'assunzione della radice e la partecipazione alla cerimonia richiede una fortissima motivazione, la quale per ovvie ragioni rende l' efficacia del trattamento quasi inaccessibile per i tossicodipendenti provenienti da un "confortevole" sostrato occidentale.
Usare la radice di iboga sembra essere ora la migliore delle opzioni: possiede benefici che la rendono ideale per le terapie di disintossicazione perchè la sostanza contiene ancora intatti tutti gli alcaloidi della pianta e non solo l'ibogaina pura...
Il dosaggio viene calcolato in milligrammi per peso corporeo.
-Max 10 mg/kg per facilitare analisi e crescita personale
-20 mg/kg per l'interruzione delle tossicodipendenze
-33,5 mg/kg assunzione totale di ibogaina nei rituali Bwiti
-200/300 mg vengono usati tradizionalmente nei rituali sud-africani
-60-120 mg dose di ibogaina presente in un cucchiaino di corteccia essiccata (2 g circa)
Di corteccia essiccata se ne dovrebbero assumere massimo 20-25 g, preferibilmente in un arco di tempo di almeno dieci ore, e non tutti assieme. Molte persone riescono ad assumerne massimo 5 g. in tutto.
Dopo aver valutato centinaia di casi, gli osservatori sostengono che la dose giusta di ibogaina da somministrare sia tra i 15-25 mg/kg . (20/30 grammi di radice)
Il fattore di estrema importanza da prendere in considerazione è l'ampio margine terapeutico dell'ibogaina e cioè vi è un ampio margine tra il dosaggio a scopo terapeutico, quello impiegato a scopi ritualistici e quello tossico. Questo margine corrisponde più o meno alla differenza tra l'assumere tre bicchieri di vino e tre litri di vino.
Effetti collaterali
* Nausea e Vertigini
* Atassia (incapacità di coordinare volontariamente i movimenti del corpo)
* Alterate percezioni visive e distorsioni auditive
* Diarrea
* Vomito
* Visioni
* Insonnia da 1 a 4 settimane
A dosi elevate, l'ibogaina può provocare convulsioni e/o arresto respiratorio.
E' assolutamente necessario, quando si assume l'ibogaina , che siano trascorse almeno 12 ore (preferibilmente di più), dall' assunzione del ultima dose di eroina o morfina, e 24 ore dal assunzione di metadone. Si tratta di un requisito fondamentale per evitare effetti dannosi.
L' ibogaina cambia la biochimica del cervello, però per consolidare l'effetto, sono necessarie nuove strategie per affrontare lo stress e la dipendenza psicologica. Perciò possono essere utili i seguenti consigli da seguire dopo il trattamento:
* A volte aiuta prendere un antidepressivo per un tempo limitato (per 2 o 3 mesi)
* Psicoterapia di gruppo o individuale
* La melatonina, se necessaria, aiuta a dormire, senza effetti collaterali
* Attività fisica 3 volte la settimana: vengono prodotte delle endorfine endogene che sono gli oppiacei prodotti dal nostro corpo.
* Vitamina A,B12,B-complex, C,D, E, Silicio, Selenio, Zinco, Spirulina.., fermenti lattici: sono tutti importanti per riavviare un funzionamento sano del corpo.
* Mangiare sano, senza cibo fritto, con abbondanza di verdura e frutta. La stragrande maggioranza di tossicodipendenti ha
semplicemente dimenticato di mangiare in modo corretto.
* Riposo. Permettersi un "pisolino" specialmente dopo uno sforzo.
* Sauna, camera a vapore e massaggi aiutano a disintossicare e tonificare il corpo.
* Qi gong, Tai chi, Yoga, stretching aiutano ad accumulare e gestire le energie base del corpo.
* Bere molta acqua.
Tabernanthe iboga
La leggenda racconta che l’arbusto di iboga, come molte piante psicoattive, sia nato da un umano tramite l’intervento degli dei. Più precisamente, il dio Zame ye Mebege avrebbe tagliato le dita ad un pigmeo di nome Bitamu e le avrebbe poi piantate nella foresta dove crebbe l’arbusto di iboga.
L’utilizzo sacramentale della radice di iboga ha grande importanza nei culti Buiti, nati circa 150 anni fa dalla mescolanza di culti indigeni con la fede cristiana e diffusi soprattutto nel Gabon. I Buiti appartengono principalmente a due gruppi tribali, i Fang e i Mitsogho, i quali sostengono di aver appreso l’utilizzo dell’iboga dai pigmei, abitanti della foresta.
I culti Buiti si dividono in varie sette che si distinguono nel grado in cui hanno assimilato i simboli e le pratiche cristiane. Tutti considerano le radici di Tabernanthe iboga l’autentico sacramento, contrariamente all’ostia cristiana. L’iboga è l’albero della conoscenza, tramite il quale l’umanità può conoscere il creatore e il creato. Come fu spiegato ad un ricercatore: "Siamo noi i veri Cristiani. I Cattolici hanno perso la via che porta a Cristo; i missionari che ci offrono la loro insipida ostia chiedendoci di abbandonare l’iboga, non sanno di cosa stanno parlando." (Samorini 1993).
Per diventare un iniziato al culto Buiti, il novizio deve assumere una fortissima dose di iboga (50-100 volte la dose utilizzata normalmente), per raggiungere uno stato di coscienza mistico-estatico durante il quale la sua anima affronta un lungo viaggio verso la terra dei morti, fino ad arrivare alle origini della vita e al contatto diretto con Dio. Questo viaggio dura tre notti e tre giorni e non è privo di rischio: vista la quantità di iboga assunta può capitare che il novizio non sopravviva all’iniziazione. Ritornato dal suo viaggio, l’iniziando dovrà comunicare alla comunità il contenuto delle sue visioni, dopodiché sarà considerato iniziato a tutti gli effetti. Il primo bianco a partecipare personalmente ad un’iniziazione Buiti è stato il ricercatore italiano Giorgio Samorini, che in seguito ha fornito accurati resoconti dell’esperienza.
Nell’epoca moderna, i culti Buiti hanno assunto una grande importanza sociale, aiutando gli indigeni a conservare la loro identità culturale, erosa dal contatto con la civiltà occidentale e l’influenza dei missionari cristiani. Secondo Samorini ci sarebbero attualmente 2000 templi Buitisti unicamente in Gabon, testimonianza della popolarità di questi culti.
La Tabernanthe iboga cresce nell’africa equatoriale occidentale (Gabon, Congo, Camerun, Angola, Zaire) e costituisce la più importante pianta visionaria del continente nero. E’ un arbusto che cresce fino ad un’altezza di 1500m, prediligendo le zone umide e parecchio ombrose. Viene solitamente propagato tramite talee o divisione delle radici, ma può essere coltivato anche partendo dal seme, ammesso che questo venga piantato entro poco tempo dal raccolto. La famiglia delle Apocynaceae alla quale appartiene è considerata quella più ricca di alcaloidi nel regno vegetale.
Le radici di Iboga cominciano ad essere farmacologicamente attive dopo l’età di quattro anni. Il raccolto delle radici avviene scavando delle buche laterali, in modo da asportare solo una parte delle radici secondarie permettendo alla pianta di continuare a crescere. La radice fresca viene solitamente scorticata prima dell’essicazione, in modo da conservarne unicamente la corteccia, contenente la maggior concentrazione di alcaloidi. Questa scorza polverizzata, dal sapore estremamente amaro, viene ingerita direttamente con l’aiuto di acqua.
Piccole quantità (circa un cucchiaio da tè) di radice hanno un effetto stimolante accompagnato da un senso di leggerezza e beatitudine, intensificazione dei colori e una percezione del tempo dilatata. Con dosi crescenti diventano più evidenti gli effetti visionari (“psichedelici”) ma anche quelli fisici, infatti per avere un’esperienza visionaria è necessario sopportare disturbi piuttosto intensi, tra i quali tachicardia, secchezza della bocca, forte sudorazione, battito cardiaco accelerato, tremori e spasmi muscolari. Come con tutte le sostanze visionarie, gli effetti dipendono in gran parte da quello che ci si aspetta dall’esperienza e dall’ambiente (persone e luogo) circostante. E’ quindi praticamente impossibile descrivere un’esperienza “tipica” con alte dosi di radice di iboga.
Nella medicina popolare si impiega la radice come afrodisiaco, nervino, stimolante, tonico, contro febbri, pressione alta e mal di denti. Viene anche utilizzata, similmente ai funghi psilocibinici in Messico, per divinare la causa di malattie. Nel Congo viene preparato un afrodisiaco facendo macerare le radici per diverse ore nel vino di palma.
E’ stato riportato anche l’utilizzo dell’iboga in combinazione con altre piante (per la maggior parte non documentate) che ne alterano o aumentano gli effetti. Tra queste il tabacco (considerata una pianta sciamanica importantissima in tutto il mondo), lo yohimbe (conosciuto soprattutto per il suo effetto afrodisiaco) e la Cannabis. Quest’ultima sembra amplificare in maniera notevole gli effetti dell’ibogaina.
Le prime notizie delle proprietà stimolanti e afrodisiache della pianta apparvero nel 1864 ma la prima descrizione botanica avvenne solamente nel 1889. Nel 1901 venne isolato l’alcaloide primario, chiamato in seguito ibogaina. Fu stabilito che la scorza di radice essicata contiene circa il 6% di alcaloidi dei quali l’ibogaina è il più importante. Ricerche farmacologiche sulle proprietà dell’ ibogaina vennero eseguite soprattutto in Francia e portarono alla vendita di un estratto contenente circa 8mg di ibogaina venduto dal 1939 al 1970 come tonico e stimolante sotto il nome di Lambarène.
L’interesse nell’azione farmacologica dell’ibogaina (e altri alcaloidi simili come la nor- ibogaina e la voacangina) è rinato ultimamente in seguito a numerose osservazioni che sembrano indicare la possibilità di interrompere dipendenze da svariate sostanze, tra le quali alcool, cocaina, eroina, e nicotina con una singola amministrazione. L’effetto apparentemente include sia i sintomi fisici dovuti all’astinenza, sia il bisogno psicologico di continuare ad utilizzare la sostanza. Sono in corso diversi studi in questo campo e i risultati preliminari sono molto promettenti.
La Droga contro le Droghe
Da secoli la pianta di TABERNANTHE IBOGA è venerata come ‘ponte per la coscienza divina’. Adesso si scopre la sua forza di guarire le tossicomanie.
Quello che interessa oggi ai medici e agli scienziati è l’effetto di un alcaloide estratto. Si rivela come un rimedio molto efficace contro tutti generi di tossicomanie: dalla dipendenza all’alcol, alla nicotina, all’eroina, alla cocaina, al metadone ed altre.
I rapporti della "International Coalition for Addict SelfHelp" (ICASH),- una organizzazione privata che si occupa della ricerca sull’Ibogaina, sui trattamenti e altre forme terapeutiche - indicano che il 75% dei pazienti sono usciti dalla loro dipendenza dopo solo un trattamento affiancato da una psicoterapia. Sarebbe un risultato che supera tutte le altre terapie conosciute. Una dipendenza fisica o psicologica si "dissolve" senza i temuti sintomi di astinenza.
Da tempi remoti i pigmei e altre tribù dell’Africa Equatoriale venerano il cespuglio dai baccelli arancioni come pianta divina.
"Eboka" significa: "legno miracoloso". La definizione scientifica è TABERNANTHE IBOGA, della famiglia delle APOCYNACEAE. La particolarità è l’effetto dell’estratto della radice: Causa una ebbrezza considerata sacra che corrisponde ad un "viaggio mistico-visionario".
Nota come iboga, l’uso di questa pianta è molto diffuso tra la popolazione dei Fang del Gabon, nella pratica della religione sincretica del Bwiti, in particolare durante i riti di iniziazione. In genere dopo un periodo di astinenza da alcool e sesso, l’iniziato ingerisce gradualmente una grande quantità di corteccia di radice di iboga, fino a raggiungere uno stato di incoscienza che dura per 2-3 giorni e notti consecutive. Al momento della perdita di coscienza, l’anima lascia il corpo e viaggia nell’altro mondo. Il corpo è percepito da una prospettiva esterna e la distanza da esso diventa sempre più grande, fino alla sensazione di essere risucchiati in un vortice di luce. Secondo i bwitisti, l’uscita dell’anima dal corpo è causata dal suono dell’arco sonoro, mentre il movimento opposto (e quindi la fine del viaggio) da quello dell’arpa sacra. L’iniziato è ora un nuovo nato, un “morto vivente”. La pianta è anche utilizzata come stimolante, per aumentare lo stato di allerta, ridurre la fatica, la fame e la sete durante la caccia e come afrodisiaco. Il principio attivo è l’ibogaina. Il cespuglio TABERNANTHE IBOGA contiene almeno 12 alcaloidi. Il più importante è l’ibogaina, un forte stimolante, che provoca delle visioni se preso in dosi alte. I guaritori tradizionali la usano per curare un gran numero di malattie, fra l’altro la sterilità, qualunque disturbo mentale e l’esaurimento. Anche i colonialisti europei approfittavano di quest’ultimo effetto per resistere alla stanchezza durante le veglie o le marce faticose. 30 anni fa l’ibogaina era stata riscoperta come droga contro le droghe; e le ricerche degli ultimi anni fanno dell’ibogaina il mezzo per "interrompere la tossicodipendenza" più promettente che esiste; soprattutto perché finora si usavano soltanto dei "sostituti" (come il metadone per l’eroina), che non liberano completamente la persona perché in qualche modo si va a sostituire una dipendenza con un’altra.
E' importante sapere che l’iboga non può causare nessuna dipendenza psicologica o fisica. Precisamente perché si tratta di un processo di confronto psicologico. E in più: dopo l’ingestione ripetuta l’effetto psichedelico sparisce.
La corteccia di Iboga viene masticata per vari scopi farmacologici o ritualistici. L'Iboga normalmente cresce fino a 2 metri. Nelle giuste condizioni, può raggiungere un'altezza di 10 metri. Ha delle piccole foglie verdi. I fiori sono bianchi e rosa, i frutti sono arancioni ed hanno una forma ovale. Le sue radici gialle contengono diversi alcaloidi: in particolare l'ibogaina, che si trova maggiormente concentrata negli strati esterni. La radice, di sapore amaro, provoca una sensazione anestetica nella bocca e ridotta sensibilità della pelle.
L'albero di iboga è il pilastro centrale della religione Bwiti praticata nell'Africa centro-occidentale: principalmente in Gabon, in Camerun e nella Repubblica del Congo. I bwitisti ritengono che l'arbusto sia l'Albero della Conoscenza di cui parla la Bibbia. Le radici della pianta vengono utilizzate in varie cerimonie. L'iboga viene presa in dosi massicce dagli iniziati al momento di entrare nella religione. Viene mangiata in quantità minori in occasione di rituali e danze tribali, che si tengono, solitamente, nottetempo. I Bwiti sono stati oggetto di una persecuzione da parte di missionari cattolici, che ancora oggi si oppongono con decisione alla diffusione del loro movimento religioso. Léon M'ba, prima di diventare il primo Presidente del Gabon nel 1960, difese la religione Bwiti e l'uso dell'iboga nel periodo in cui la Francia aveva controllo sulle proprie colonie in Gabon. Il 6 giugno 2000, il Consiglio dei Ministri della Repubblica del Gabon ha dichiarato la Tabernanthe Iboga un Tesoro Nazionale.
Cos'è l' ibogaina e come viene usata?
L'ibogaina (o 12-metossi-ibogamina) è una molecola psicoattiva presente in diverse piante, principalmente nell'iboga (Tabernanthe Iboga),ed è uno dei 12 alcaloidi che si ritrovano nelle radici di Tabernanthe Iboga o eboka.
È una triptamina vicina alla psilocina ed alla psicociblina, cioè a sostanze presenti in vari funghi allucinogeni.
È stata impiegata già prima della prima guerra mondiale come anti-fatica (tavolette di Lambnarèné) e negli sportivi come forma di doping.
Sono tutt'ora in corso ricerche americane ed olandesi sull’impiego del ibogaina nel trattamento dei sintomi astinenziali. Vi sono state Conferenze Internazionali (a New York nel novembre 1999) dove è stato dimostrato sul piano neurobiologico la stimolazione della dopamina mesolimbica e striatale indotta dalla morfina, dalla cocaina e da altre droghe. Trattasi di una implicazione del recettore cerebrale NMDA. L’ibogaina è un antagonista dei recettori NMDA, il che può spiegare le sue caratteristiche "non addittive" dimostrate nei ratti che con l’ibogaina riducono dal 40 al 60% l’autosomministrazione di cocaina. Non sembra comunque che vi sia un effetto costante per quanto si riferisce alla presa in carico dei cocainomani, mentre discreti risultati si possono vantare per il trattamento dell’astinenza da oppiacei, anche come facilitazione nei confronti del trattamento psicoterapeutico.
In Olanda la sperimentazione è stata interrotta a causa del decesso di tre pazienti arruolati senza che sia stato possibile individuarne la causa. Esistono associazioni di auto-aiuto come l’ICASH (International Coalition for Addict Self-Help) e l’Act-Up che sostengono l’impiego dell’ibogaina nel trattamento dell’astinenza.
Vi sono anche sperimentazioni di impiego dell’ibogaina nella psicoterapia come inducente di sogni senza perdita di coscienza: a dosi di 4-5 mg/Kg i soggetti provano impressioni fantastiche senza modificare la percezione dell’ambiente, per cui si ritiene che l’ibogaina possa essere utilizzata come catalizzatore nelle tecniche psicoterapeutiche. L’ibogaina inibisce la colinesterasi determinando un accumulo di acetilcolina a livello sinaptico che si traduce in rallentamento della frequenza cardiaca, ipotensione.
Una eccessiva attività colinergica può inoltre causare convulsioni, paralisi ed arresto respiratorio.
Gli effetti farmacologici, specie quelli centrali (eccitabilità, euforia e allucinazioni uditive e visive) sono in genere dose-dipendenti.
Le allucinazioni, di solito accompagnate da ansia, si manifestano solo ad alte dosi.
Nel ratto sembra che l’ibogaina moduli l’eccitabilità neuronale e la trasmissione sinaptica a livello del nucleo parabrachiale alterando in maniera reversibile le trasmissioni nervose che coinvolgono i sistemi eccitatori dopaminergico e glutammatergico.
Tale effetto è stato osservato anche con gli estratti di Voacanga africana con un efficacia pari ad 1/100 rispetto all’ibogaina.
Una grande quantità di referti anettotici sostengono il fatto che l' ibogaina elimina 80-100% dei dolori di astinenza fisici e catalizza una maturazione psicologica e emozionale.
Da quando la qualità del ibogaina di interrompere la tossicomanie si è divulgata si sono formati sopratutto negli Stati Uniti dei gruppi "self-help", una compagnia internazionale e gruppi politici chiedendo la legalizzazione di Ibogaine (illegale nei Stati Uniti) e i relativi test e sperimentazioni necessarie per essere omologata come trattamento alternativo alla "disintossicazione" sostitutiva, attualmente praticata. Negli anni sessanta le proprietà antidipendenza sono state scoperte da Howard Lotsof. Poco dopo la sua scoperta, Ibogaina diventa illegale negli Stati Uniti... L'ibogaina è circondata da polemiche e le aziende farmaceutiche non dimostrano alcun interesse per questa sostanza. E 'a causa di motivi economici o dei suoi effetti allucinogeni? Questo testo mostra i diversi aspetti di questa particolare sostanza.
L'iboga contro le Dipendenze
Attualmente sono in atto ricerche e sperimentazioni con questo “nuovo” trattamento di disintossicazione. Dal 1993 il Food and Drug Administration (FDA) ha permesso la sperimentazione su umani volontari all' Università di Miami, Florida.
Il NIDA (National Institute on Drug Abuse), tradizionalmente contrario a questa sperimentazione ha poi iniziato a finanziare ricercatori per studiare gli effetti di questa sostanza e il suo possibile uso nella lotta delle dipendenze da stupefacenti. Negli anni 60 lo psichiatra cileno Dr. Claudio Naranjo ha intrapreso degli studi estesi sul beneficio dell’ibogaina nella psicoterapia alla "University of Berkely", California. Il Dr. Naranjo divide l’effetto in tre fasi: una di disintegrazione dell’ego, caratterizzata da uno stato di "sogno cosciente", in cui i contenuti del subconscio affiorano alla coscienza.
Una seconda fase di integrazione in cui gli avvenimenti della prima fase diventano assimilati cognitivamente. E una terza di veglia intensa.
Quasi sempre si provano delle emozioni intense, ma mai insopportabili. Un eventuale intervento psicologico è facilitato dal fatto, che il paziente rimane sempre capace di comunicare e in grado di fermare ogni visione volontariamente.
Sebbene l’ibogaina è definita come allucinogeno e mostra delle similitudini strutturali con LSD, l’effetto psichedelico è molto differente da quello del LSD e non c’è pericolo di un "badtrip" (brutto viaggio).
Infatti l'impressione ottica o emozionale della vista può essere interrotta volontariamente in ogni momento semplicemente aprendo gli occhi o concentrandosi su qualcosa d’altro.
Un gran numero di persone la paragona a una psicoterapia intensa. "Hai di fronte, esposta chiaramente, tutta la tua patologia psicologica di fondo. Così puoi comprendere perché hai usato delle droghe.", dice Howard Lotsof.
"Le droghe non sono un problema, sono il sintomo di un problema, l’ibogaina ti da la possibilità di vedere qual è il problema, elimini il problema e riacquisti una consapevolezza della mente, del corpo, e del rapporto sbagliato che avevi con la droga....La tua vita sembra un film, facendoti vedere dove hai sbagliato nella vita e come fare per correggerti".
I risultati dei trattamenti non sono molto attendibili per la comunità scientifica, quelli a lungo termine (follow up) in particolare non sono stati registrati con la dovuta perizia, tuttavia decine di testimonianze, molte anche di medici, confermano che in seguito al trattamento con l’ibogaina i pazienti risultano disintossicati e non hanno più alcuna necessità di usare eroina, cocaina, alcool, metadone, psicofarmaci e addirittura nicotina.
Il trattamento in sé non è pericoloso (alcune tribù del Africa Equatoriale usano l’intera radice della Tabernanthe Iboga nei loro riti da secoli) e varia da persona a persona, da una a tre somministrazioni di iboga in un arco da uno a tre giorni, ulteriori somministrazioni non hanno alcun effetto sull’individuo, il dosaggio è misurato in milligrammi per kilo corporeo.
Molti pazienti parlano del trattamento come una esperienza spirituale o di riassestamento psicologico, comunque gli effetti di interruzione di dipendenza avvengono anche in coloro che non percepiscono alcuna sensazione di cambiamento e pensano di essere stati fregati finché alcune ore più tardi scoprono che non hanno più bisogno di drogarsi.
A prima vista ciò che è stato scritto sopra ci riempie d’incredulità o ci fa gridare al miracolo, ma riflettendo ci accorgiamo che purtroppo il trattamento non è risolutivo per tutti i tossicodipendenti in quanto a lungo termine si riscontrano ricadute nell’uso di stupefacenti, questo perchè l'ibogaina agisce sulla dipendenza fisica, che è spesso il primo passo verso la guarigione psichica; Bisogna quindi cercare di risolvere anche i problemi, le paure, la violenza o i conflitti che hanno portato alla dipendenza.
"Eboka" significa: "legno miracoloso". La definizione scientifica è TABERNANTHE IBOGA, della famiglia delle APOCYNACEAE. La particolarità è l’effetto dell’estratto della radice: Causa una ebbrezza considerata sacra che corrisponde ad un "viaggio mistico-visionario".
Nota come iboga, l’uso di questa pianta è molto diffuso tra la popolazione dei Fang del Gabon, nella pratica della religione sincretica del Bwiti, in particolare durante i riti di iniziazione. In genere dopo un periodo di astinenza da alcool e sesso, l’iniziato ingerisce gradualmente una grande quantità di corteccia di radice di iboga, fino a raggiungere uno stato di incoscienza che dura per 2-3 giorni e notti consecutive. Al momento della perdita di coscienza, l’anima lascia il corpo e viaggia nell’altro mondo. Il corpo è percepito da una prospettiva esterna e la distanza da esso diventa sempre più grande, fino alla sensazione di essere risucchiati in un vortice di luce. Secondo i bwitisti, l’uscita dell’anima dal corpo è causata dal suono dell’arco sonoro, mentre il movimento opposto (e quindi la fine del viaggio) da quello dell’arpa sacra. L’iniziato è ora un nuovo nato, un “morto vivente”. La pianta è anche utilizzata come stimolante, per aumentare lo stato di allerta, ridurre la fatica, la fame e la sete durante la caccia e come afrodisiaco. Il principio attivo è l’ibogaina. Il cespuglio TABERNANTHE IBOGA contiene almeno 12 alcaloidi. Il più importante è l’ibogaina, un forte stimolante, che provoca delle visioni se preso in dosi alte. I guaritori tradizionali la usano per curare un gran numero di malattie, fra l’altro la sterilità, qualunque disturbo mentale e l’esaurimento. Anche i colonialisti europei approfittavano di quest’ultimo effetto per resistere alla stanchezza durante le veglie o le marce faticose. 30 anni fa l’ibogaina era stata riscoperta come droga contro le droghe; e le ricerche degli ultimi anni fanno dell’ibogaina il mezzo per "interrompere la tossicodipendenza" più promettente che esiste; soprattutto perché finora si usavano soltanto dei "sostituti" (come il metadone per l’eroina), che non liberano completamente la persona perché in qualche modo si va a sostituire una dipendenza con un’altra.
E' importante sapere che l’iboga non può causare nessuna dipendenza psicologica o fisica. Precisamente perché si tratta di un processo di confronto psicologico. E in più: dopo l’ingestione ripetuta l’effetto psichedelico sparisce.
La corteccia di Iboga viene masticata per vari scopi farmacologici o ritualistici. L'Iboga normalmente cresce fino a 2 metri. Nelle giuste condizioni, può raggiungere un'altezza di 10 metri. Ha delle piccole foglie verdi. I fiori sono bianchi e rosa, i frutti sono arancioni ed hanno una forma ovale. Le sue radici gialle contengono diversi alcaloidi: in particolare l'ibogaina, che si trova maggiormente concentrata negli strati esterni. La radice, di sapore amaro, provoca una sensazione anestetica nella bocca e ridotta sensibilità della pelle.
L'albero di iboga è il pilastro centrale della religione Bwiti praticata nell'Africa centro-occidentale: principalmente in Gabon, in Camerun e nella Repubblica del Congo. I bwitisti ritengono che l'arbusto sia l'Albero della Conoscenza di cui parla la Bibbia. Le radici della pianta vengono utilizzate in varie cerimonie. L'iboga viene presa in dosi massicce dagli iniziati al momento di entrare nella religione. Viene mangiata in quantità minori in occasione di rituali e danze tribali, che si tengono, solitamente, nottetempo. I Bwiti sono stati oggetto di una persecuzione da parte di missionari cattolici, che ancora oggi si oppongono con decisione alla diffusione del loro movimento religioso. Léon M'ba, prima di diventare il primo Presidente del Gabon nel 1960, difese la religione Bwiti e l'uso dell'iboga nel periodo in cui la Francia aveva controllo sulle proprie colonie in Gabon. Il 6 giugno 2000, il Consiglio dei Ministri della Repubblica del Gabon ha dichiarato la Tabernanthe Iboga un Tesoro Nazionale.
Aspetti legali
Si tenga conto che l' Ibogaina è considerata illegale in Stati Uniti, Belgio, Svizzera e Svezia. L'estratto puro di Ibogaina-Hydrochloride e controllato in Australia.
In qualsiasi altra nazione l'ibogaina non è considerata illegale. L'ibogaina offre finora il metodo più rapido e umano per la disintossicazione. Però non é senza rischi. Durante gli ultimi 30 anni, piu di 5 persone sono morte a causa di una applicazione scorretta. Percio é fortemente sconsigliato intraprendere un trattamento senza un terapeuta con grande esperienza. L' ibogaina non è registrata come farmaco in nessuno stato membro della Comunità Europea. A questo fatto contribuisce molto la legislazione sui brevetti di vari stati europei, in cui vige il principio per il quale le sostanze naturali non sono brevettabili. La mancata registrazione nel prontuario farmaceutico per il principio della libertà di cura non ne vieta la prescrizione medica, ma ne rende assente il mercato e difficile il reperimento. L'ibogaina in Italia non è tra le sostanze proibite e non figura nell' elenco delle “sostanze stupefacenti e psicotrope”, di cui al DPR n. 309/90, e del Decreto 23/9/04, che ha disposto l'attuazione della Direttiva 2003/101/CE.